Alla scoperta della Cambogia più vera, avventura nel villaggio galleggiante sul fiume Tonle Sap
Il mio viaggio in Cambogia è stata un’esperienza unica, “daddy goes to Cambodia” abbiamo scritto sul nostro blog di viaggi, tre settimane per scoprire questo paese incredibilmente interessante in solitario da flashpacker (scopri cosa è a fondo articolo). Ad un paio di settimane dal rientro comincio a riordinare i ricordi, a riconoscere quelle che sono state le tappe più importanti dell’intero itinerario. Kampong Chhnang con il villaggio galleggiante vietnamita è tra quelle che mi è rimasta nel cuore, certamente tra le esperienze più significative dell’intero viaggio, merita di essere raccontata per prima, anche perché un po’ fuori dai consueti itinerari turistici.
Pullman Battambog – Phnom Penh, ho chiesto all’autista di fermarsi a Kampong Chhnang, è la mia prossima tappa di viaggio e dove si trova il villaggio galleggiante, nell’incertezza che mi abbia capito bene seguo il percorso sullo smartphone, maps.me mi permette di poter consultare la mappa anche quando sono off line, il gps del telefono fa il resto.
Dopo 3 ore di viaggio il pullman della compagnia Capitol mi scarica alla fermata, o presunta tale, recupero lo zaino dal bagagliaio e la vettura riparte alzando un bel po’ di polvere dalla strada. Al solito ci sono più conducenti di tuk-tuk o mototaxi che si affrettano ad offrirmi un passaggio, affidandomi come sempre all’istinto scelgo quello con il viso che mi sta più simpatico, contratto 2 dollari e mi faccio portare alla Garden Guest house. L’ho trovata su booking, 6$ a notte per una camera senza aria condizionata, la rimpiangerò poi quella piccola spesa in più. L’alberghetto è gestito da locali, la figlia della titolare parla un buon inglese, mi accompagna alla mia camera attraverso un giardino rigoglioso, è carino il posto. La mia camera è molto semplice, un letto singolo, un ventilatore, qualche mobile ed il bagno con la doccia, le note negative sono la copertura piatta che la trasforma notte e giorno in un forno, il ventilatore allevia ma non sufficientemente, poi il wifi, per avere una connessione decente devo spostarmi nel giardino, forse le stanze con l’aria condizionata erano una scelta migliore.
Alle 4 del pomeriggio ho appuntamento con il driver del tuk-tuk, mi porta al vicino villaggio galleggiante. Il tragitto dura all’incirca 15 minuti su strada abbastanza dissestata, passando attraverso la parte del villaggio verso il lago dove le case sui pali colorate costeggiano la carreggiata.
Arriviamo alla zona del porto sul fiume, c’è molta gente in giro, quasi dal nulla spunta una donna con un vestito colorato ed un tipico cappello di paglia a punta, mi offre un giro in barca, costo 15 dollari per un’ora e mezza di navigazione (trattate sempre il prezzo e trattatelo prima di partire, non è per risparmiare o approfittarsi, ma il prezzo richiesto inizialmente non è mai quello reale). La seguo con tutte le perplessità della situazione sino ad una barchetta di legno ormeggiata sulla battigia fangosa, salgo e mi siedo nel mezzo, lei si sistema a poppa con il suo remo di legno, mi passa per la testa che fra un po’ me lo darà per la testa e mi deruberà gettandomi nel lago, ma sono solo paranoie da viaggiatore in solitario.
Il villaggio galleggiante vietnamita di fatto sono due, visiteremo prima uno e poi l’altro sulla sponda opposta sulle acque del fiume Tonle Sap. “Vietnamita” in Cambogia perché durante l’occupazione del paese molti vietnamiti si sono stabiliti in queste zone ed hanno scelto di rimanere, questi villaggi galleggianti sono abitati unicamente da loro, con usi e costumi diversi dal resto del paese, un viaggio nel viaggio.
Cominciamo la navigazione e ci immergiamo immediatamente nell’atmosfera di questa piccola città flottante, con la barca ci spingiamo attraverso gli specchi d’acqua tra un edificio galleggiante e l’altro, oltre alle abitazioni c’è l’officina, il negozio di verdure sulla barca, il deposito. Con questa barchetta che scivola lenta sull’acqua, anche grazie alla maestria della mia traghettatrice vietnamita, si entra realmente nella vita del villaggio, la gente alza lo sguardo quando passiamo, in effetti rubiamo un po’ di privacy, accenno sempre ad un saluto a mani giunte, il classico rituale cambogiano, vedo i locali che apprezzano e ricambiano con un sorriso. Passiamo acconto ad un bimbo che soffia in un tubo di gomma, poco dopo riaffiora il padre, evidentemente sta facendo qualcosa sotto la casa e gli serve l’aria, un sistema antico ma efficiente. Tre ragazzini sguazzano nell’acqua marroncina, tutti i fiumi e laghi sono così da queste parti, si schizzano, uno si affaccia alla nostra barca e ci dice “hello”, è un gioco al quale rispondo anch’io con un sorriso, a volte la felicità passa dalle cose più semplici.
I colori accesi di queste abitazioni sospese sullo specchio d’acqua sono entusiasmanti, mi godo queste piccola avventura cercando di non perdere un attimo o un’immagine, farò circa 400 scatti ed un’ora di riprese in questa navigazione che è magia pura.
Sono le scene di vita reale ad attrarre maggiormente la mia attenzione, le persone che lavorano come una coppia di ragazzi che si dedica alla pesca. Utilizzano un sistema a bilico su di una piccola imbarcazione colorata, calano e sollevano la rete con una maestria da equilibristi, il bottino sono alcuni pesci saltellanti che riversano sul fondo della barca. C’è poi la funzione nella chiesa sull’acqua alla quale arriviamo tra banchi di fior di loto, la musica, le persone assorte nella celebrazione, scatto ancora cercando di essere il meno invasivo possibile.
La scena più bella in assoluto nel villaggio galleggiante è quella di una gara tra due barche spinte a remo, su una un ragazzino con la mamma, sull’altra un monaco buddista nel suo vestito tradizionale arancione, sorridenti attraversano il corso d’acqua, da una sponda all’altra, vincerà il monaco, anche se anziano. La gioia dei loro volti felici nella sfida giocosa è qualcosa che i porterò dentro.
Quanta bellezza e semplicità nel contempo in questo villaggio galleggiante, la normalità della vita quotidiana in una situazione quasi irreale, totalmente diversa da quella alla quale siamo abituati, questa esperienza è un’emozione di viaggio totale, anima e mente.
La mia traghettatrice mi riporta a riva, è terminato il tempo a mia disposizione, la pago e lascio una mancia, ha fatto una gran fatica e mi ha fatto vedere cose straordinarie, tempo per una foto insieme e mi rimetto in cammino verso il driver del mio tuk-tuk che mi aspetta nella piazzetta poco distante.
La notte è calda e umida, al mattino mi faccio portare alla stazione del bus di Kampong Chhnang, che poi non è altro che un banchetto in strada dove vendono i biglietti del bus, sempre da prendere il giorno prima per evitare di restare a piedi (5 dolalri per Phnom Penh, lo stesso prezzo che avevo pagato per la tratta da Battambang a Phnom Penh, non centra dove scendi, centra il posto che occupi. Faccio un po’ fatica a capire dove ferma il pullman della linea Sorya Transport, non parla quasi nessuno inglese se non qualche parola, con una mancia di 1000 Real mi faccio indicare il posto giusto, non c’è un cartello, una tabella, nulla, se non lo sai o te l’hanno detto non lo saprai mai, questa è la Cambogia rurale, qui è così. Dopo aver fermato un paio di bus sbagliati arriva finalmente il mio, metto lo zaino in bagagliaio e salgo, l’autista mi fa segno di sedermi in fretta in fondo, in due ore arriverò a Phnom Penh, prossima tappa del mio viaggio in Cambogia.
Consigli pratici per visitare il villaggio galleggiante di Kampong Chhnang
Per visitare al meglio questa meta sconsiglio le grandi imbarcazioni turistiche, passano a distanza e non è possibile vivere da vicino l’esperienza del villaggio galleggiante. L’ora per la visita secondo me è quella antecedente il tramonto, i colori e la luce rendono l’atmosfera realmente magica. Portatevi un cappellino, il sole, specialmente nella stagione secca, picchia forte. Io non l’avevo, ho compensato bagnandomi la testa con la bottiglietta di acqua minerale nello zaino, compagna indispensabile di viaggio. Il tuk-tuk dal centro andata e ritorno per il porto sul lago sono 10 dollari, chiaramente mi è venuto a riprendere dopo due ore. In centro c’è un piccolo Mall, il negozio del distributore di benzina, dove trovare cibo e bevande. Ho cenato nel ristorante a 100 metri a destra dal cancello della Guest House, non ricordo il nome ma c’è solo quello, circa 5 dollari per una birra ed un riso con carne e uovo.
Il viaggio in Cambogia da flashpacker
Viaggiare da flashpacker per me è muoversi con l’entusiasmo della scoperta che hanno i bambini davanti a qualcosa di nuovo, e questo post fa parte della sezione dedicata ai viaggi da flashpacker in solitario, l’anima da backpacker con qualche comodità in più. In Cambogia ad esempio ho alloggiato in guest house ed ostelli in camera privata, wifi e aria condizionata disponibile, magari con il ristorante interno, qualche comodità in più quasi indispensabile per un viaggiatore (pure nomade digitale e pertanto costretto a lavorare anche in viaggio), ma soprattutto non più ragazzino (over 40).