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Primo giorno a Phnom Penh

L’impatto con la capitale della Cambogia Phnom Penh

Arrivare all’aeroporto di Phnom Penh in Cambogia, dopo un volo di circa 17 ore su 3 aeroplani diversi a circa 10.000 chilometri di distanza da casa è un bell’impatto.

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Dopo le formalità del visto (40$ a persona) e consueti controlli di frontiera (prendere le impronte digitali è la normalità), la prima cosa che ti sbatte in faccia è il caldo, ok questo è il periodo con le temperature maggiori (maggio), ma comunque durante tutto l’anno non scende sotto il minimo di 15°, proprio quando fa freddo freddo. Una bella ventata calda che contrasta con il quasi gelo dell’aria condizionata dell’aeroplano. Una bella bottiglia di acqua (io la preferisco fresca) alla mano, specialmente se si viaggia con bambini, è il mio suggerimento.

Appena si arriva a Phnom Pen c’è una marea di persone che vogliono portarvi dappertutto, in taxi, in tuk tuk, una specie di carrozzina trainata da un motociclo, in moto. E’ meglio contrattare subito il prezzo e pagare a destinazione, qui si paga tutto in dollari ed il resto ve lo danno parte in dollari, parte in real, la moneta locale, 1 dollaro = circa 4000 Real. Meglio avere l’indirizzo scritto, meglio con un piantina del vostro hotel o guest house da mostrare all’autista perché spesso non parlano inglese.

Il secondo impatto notevole è il traffico, incredibile. Ci si trova immersi in un guazzabuglio di auto, camion, moto, tuk tuk, biciclette, tutto in un turbinio di sorpassi, frenate improvvise, clacson (molti clacson) e condita da qualche coraggioso pedone (fra un po’ lo sarete pure voi) che tenta di attraversare la strada. Tanto traffico = tanto smog e polvere che si alza dalla strada, se siete su un tuk tuk una mascherina di quelle protettive non fa male, anche e soprattutto per i bambini.

Il terzo impatto è con i negozi, Qui si vende tutto ed in tutti modi, specialmente fuori dal centro città, negozi o similari vendono le merci ingombrando i marciapiedi (dove ci sono). L’impatto iniziale è quello di una gran confusione, ma un caos divertente, un luogo così diverso dalla tua quotidianità che rende essere in questo luogo già qualcosa di speciale, solo per essere arrivati sin qui immergendosi in questa atmosfera pazzesca.

La mia scelta è per una guest house (Burly Guest House) solo 5 dollari, non un grande albergo stellato, magari consigliabile se siete in famiglia, ce ne sono diversi e molto carini. L’impatto con l’ospitalità cambogiana è quello di un bel risparmio innanzitutto rispetto i prezzi europei, di una semplicità curata, della toilette con la doccetta e conseguente assenza del bidet, della mancanza dell’acqua calda, di fatto esce già dal rubinetto ad una buona temperatura!

Phnom Penh ha qualcosa come diversi milioni di abitanti, la sera il lungofiume è molto piacevole, perfetto per immergersi in questa nuova atmosfera asiatica. Una passeggiata è il modo giusto per entrare in contatto con questa nuova cultura fatta di bambini che giocano sul marciapiede, carretti con cibo, frutta e bevande. D’un tratto lo spiazzo davanti al Palazzo Reale con una grande luminaria accesa, si avvicina il compleanno del Re ed è già festa. La gente seduta sull’erba davanti al cancello d’ingresso, poco più in la la grande Pagoda decorata e le case dei monaci buddisti con i loro vestiti arancioni. Ci puoi camminare in mezzo, rubando scorci di vita quotidiana, quasi intima, così diversa dalla nostra.

Il mattino successivo è il mercato cittadino la nuova scoperta. Gli odori, intensi che ti avvolgono, i colori intensi, il vociare, la gente, in gran numero. C’è chi dorme nell’amaca del tuk tuk dopo aver scaricato le merci, chi fa colazione a base di riso e pollo, il fumo si alza dai carretti, qui pare che tutto sia in continuo movimento. All’interno del mercato fa caldo, l’aria è pesante, giusto lo spazio per passare tra i banchi, c’è di tutto, cibo, vestiti, tessuti, corde, giocattoli. Fuori dal mercato il traffico di gente in strada, passa un tuk tuk con i monaci e la loro spesa a bordo, motociclette sovraccariche di ogni cosa, condizionatori, sedie, cassette, famiglie intere di quattro persone, pare non ci sia limite a ciò che si può trasportare su due ruote. Ancora due passi nelle viuzze del mercato all’aperto, qui non ci sono banchetti, si vende e prepara tutto a terra, la carne, il pesce vivo, o quasi, la verdura, c’è un vecchietto che con un gancio trascina grosse barre di ghiaccio scaricandole dal carretto, pare un altro tempo in un luogo così distante dalla realtà europea.

All’angolo c’è la stazione del bus, ordinatamente la gente è seduta su file di sedie in strada ad attendere la propria vettura, mentre l’altoparlante ripete meccanicamente gli orari di partenza. Faccio il biglietto per Siam Reap, domani si parte…

4 Comments

  1. Alessandra says

    Sono mamma da pochi mesi e non vedo l’ora che arrivi il momento di sperimentare mete lontane anche con il nostro piccolo viaggiatore. Intanto seguo voi, va’…

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