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Perché i neonati piangono

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Una delle cose che più mi ha spaventato diventando madre è stato il pianto dei miei bambini. Fin dai primi giorni di vita cercare di capire cosa volessero comunicare con i loro strilli è stata un’impresa, anche perché non è stato per nulla immediato capire che quegli esserini che avevo di fronte avevano necessità e bisogni che non potevo controllare, e non capivo perché anche i miei neonati piangevano.

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Pian piano che i giorni passavano ho iniziato ad ascoltare il loro pianto che aveva diversi suoni a seconda dei loro bisogni. Il modo in cui manifestavano quando stavano male era diverso da quello che significava “mamma dammi da mangiare” oppure “non lasciarmi solo/sola”, un modo nuovo di comunicare che ho imparato a capire.

Per noi mamme il pianto è un richiamo irrefrenabile ad accudire il nostro bimbo, ad accontentarlo e a rassicurarlo e ancora oggi, che i miei bimbi sono grandi, quando ascolto il pianto di un neonato mi si alzano le antenne e mi metto in allarme. Sarà l’istinto materno oppure semplicemente la voglia di una nuova maternità, fatto sta che non riesco a stare impassibile a quello che è per me un richiamo.

Come calmare il pianto del neonato

Come ti anticipavo in base alla mia esperienza, che di bimbi ne ho due ma ho lavorato tanti anni in un asilo nido, i pianti dei neonati, ossia di bambini che vanno da 0 a 1 anno sono originati la maggior parte delle volte da un bisogno. Principalmente i bisogni dei bambini piccoli sono fame e sonno, caldo o freddo, ma i pianti possono essere originati anche da una colica, dal mal di orecchie, oppure dalla paura dell’abbandono. Quando il bambino inizia ad avvicinarsi all’anno oltre a questi bisogni iniziano i primi pianti da capriccio.

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Anche in viaggio con i neonati bisogna dare sicurezza ai neonati

Cosa fare per il pianto dei neonati?

Lasciando stare le varie teorie sul lasciarlo piangere o meno,  lascio a voi la scelta se applicarle o meno, solitamente al bambino basta soddisfare il bisogno per essere calmato. Quindi se ha fame dargli il latte, se ha sonno cercare di farlo riposare, se ha caldo spogliarlo e via dicendo. Di certo è che le routine e la cadenzialità degli orari, soprattutto dopo il primo periodo in cui ci si inizia a conoscere, è un modo per rassicurarlo e farlo crescere serenamente.

Il rituale della nanna, il rituale del risveglio, le prime pappe e il suo spazio dove può muoversi in libertà. Un oggetto transizionale, il suo peluche preferito, la copertina piuttosto che il ciuccio alle volte aiutano tantissimo a far ritrovare al bambino la serenità.

Il neonato in viaggio

Quando si è fuori casa, tutti i rituali vengono stravolti. Spesso in viaggio le mamme mi scrivono non sapendo come gestire il momento del sonno o della pappa. Quello che mi sento di consigliare è di vivere il momento del viaggio il più serenamente possibile. I neonati capiscono che si è fuori casa e si adattano, e molto spesso hanno degli scatti di crescita pazzeschi, iniziano e a parlare, a camminare,  dormono tutta la notte o provano ad assaggiare cibi che a casa mai avrebbero assaggiato. Spesso siamo noi a farci troppi problemi

Come calmare il bambino dall’anno ai due anni

In questo periodo di crescita i bambini iniziano a fare i capricci. Capiscono che più urlano più attirano l’attenzione dei genitori che dapprima si spaventano e poi li accontenteranno in tutto quello che vogliono. E’ veramente difficile cercare di mantenere una posizione tranquilla ma aiuta tantissimo nella gestione del rapporto genitori figli, come aiuta tantissimo imparare ad ascoltarli.

Spesso al giorno d’oggi non abbiamo il tempo e la voglia di ascoltare i bisogni secondari dei bambini, promettiamo cose che non manteniamo, diciamo a tutto sì per farli stare zitti, li assecondiamo basta che non disturbino.

Ecco, secondo me è normale che i bambini piangono, tutti noi abbiamo pianto da piccoli e tutti noi abbiamo fatto capricci, inutile allarmarsi. Cerchiamo di capire cosa vogliono dirci, perché hanno bisogno di così tanta attenzione da noi, stiamo attraversando un periodo stressante e gli stiamo trasmettendo l’ansia?

Stanno loro crescendo e hanno bisogno di altre rassicurazioni che magari noi non siamo abituati a dargli?

Solo tu sai cosa significa il pianto del tuo bambino. Mi ricordo che il grande piangeva spesso per vestirsi, poi abbiamo capito che non erano i vestiti il suo problema ma la voglia di stare a casa, era il suo modo per manifestare un disagio dovuto ad un nostro periodo burrascoso, pieno di cambiamenti e lui lo stava ammortizzando così.

Se impariamo ad ascoltarli, semplicemente entrando un po’ di più in empatia con loro e dedicandogli un po’ del nostro tempo, solitamente il periodo dei capricci finisce in fretta, così i pianti e le lacrime, provaci!

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