Il Carso triestino, natura e relax familiare vicino Trieste
Oggi voglio parlarvi di una terra di mezzo, un luogo dove i miei bambini sono cresciuti, dove hanno corso, giocato, gridato, imparato a conoscere la natura, dove si sono arrampicati la prima volta sugli alberi, dove hanno raccolto le pigne da mettere sulla brace o nel cesto di Natale, dove hanno imparato il rispetto per gli animali, magari guardando direttamente negli occhi un cerbiatto nel bosco. Oggi vi parlo del Carso, triestino in questo caso, quella stretta fascia di territorio alle spalle della città di Trieste a circa 400 metri di altitudine rispetto il mare del Golfo di Trieste.
Uno dei mezzi migliori per arrivare sul Carso e per apprezzare il cambiamento di panorama è con il tram di Opicina, prende il nome infatti dalla località principale dell’altopiano. Una mezzoretta di percorso, per buona parte su funicolare, dal centro di Trieste sino all’arrivo con una simpatica e sferragliante vettura di colore blu, dove le porte a soffietto ed i sedili sono in legno ed il conduttore prende il nome di “frenatore” (volendo si possono caricare anche le bici per una gita a due ruote). Se si sceglie questo mezzo la fermata top è quella dell’obelisco, 3 stop prima del capolinea, uno spiazzo con alcuni alberi ed il monumento voluto da Francesco Giuseppe al limitare della pineta. Da qui si gode un panorama mozzafiato sulla città, se siete fortunati e la giornata è limpida, fino all’Istria da un lato, sino a Monfalcone dall’altro.
Da questo punto di partenza si può facilmente cominciare l’esplorazione del Carso, un po’ di Strada Napoleonica, uno storico sentiero pedonale che corre lungo il ciglio dell’altopiano, per poi virare all’interno, dentro la pineta. Questi boschi non facevano parte originariamente dell’ambiente carsico, sono stati piantati ad inizio secolo dagli austriaci perché si necessitava all’epoca di legno per le costruzioni civili e navali, sono fitti perché gli alberi crescano alti e diritti. Il bosco è qualcosa di speciale in Carso, è qui che alzando gli occhi si possono vedere gli scoiattoli saltellare da una fronda all’altra, magari una famiglia di cerbiatti che si sposta nel verde. Ad un tratto la pineta si dirada, ed ecco la radura, dove dopo aver scavalcato un muretto di pietra bianca a secco, si può stendere un telo sull’erba e godersi un picnic all’aria aperta, scoprire le pietre carsiche solcate dall’acqua, fenomeno unico al mondo.
La giornata sul Carso non può terminare se non davanti ad una crema carsolina in una pasticceria dell’altopiano, in centro ad Opicina ce ne sono diverse, una golosità da non farsi mancare dopo una giornata sul Carso.
Perché visitare il Carso con i bambini
Perché, specialmente in certe stagioni come l’autunno (stagione che vi suggerisco quale ottimale), è uno spettacolo incredibile, un’amalgama di colori dal verde scuro al rosso e amaranto, perché è una parco giochi naturale, senza nulla di artificiale, perché un pezzo di legno e qualche pigna hanno un valore inestimabile per i piccoli, perché camminare nella natura fa bene, perché è un motivo in più per stare insieme e sentirsi immersi in un’avventura familiare, in un ambiente semplice ma incredibilmente variegato ed affascinante, accessibile ai bambini ed a tutta la famiglia.
Consigli per visitare il Carso
Se arrivate con l’auto potete parcheggiare sempre all’obelisco, se non trovate posto poco più in là, in corrispondenza della grande rotonda, ci sono alcuni ulteriori parcheggi dai quali si raggiunge facilmente la Strada Napoleonica e l’inizio del percorso.
Dotatevi di una mappa dei sentieri, i percorsi sono sempre segnati con dei simboli su alberi e pietre ma una buona mappa è sempre un buon supporto
Fermatevi a mangiare in un’Osmiza, i locali tipici del Carso segnalati da una frasca appesa agli incroci ed all’ingresso, sono praticamente le case dei contadini trasformate per qualche settimana in una specie di agriturismo temporaneo, si mangiano degli ottimi affettati, formaggio e qualche dolce, tutto accompagnato da buon vino (Terrano o Vitovska in genere) o altre bevande per i più piccoli, da provare assolutamente!
Il Carso è ahimè popolato anche da vipere, pericolosi serpentelli di dimensioni contenute ma velenosi, specialmente le zone più brulle e sassose. Io non ne ho mai incontrata una a dir la verità, però sono numerose le testimonianze di chi ha avuto questo “piacere”. Che fare? Scarpe da trekking, possibilmente alte, jeans o pantaloni di una certa consistenza, i serpenti hanno dei dentini molto piccolini perciò un buon tessuto potrebbe già proteggervi da un possibile morso. Evitare di sollevare pietre, mettere le mani nei muretti in pietra, camminare nell’erba molto alta. Suggerisco di fare rumore quando si cammina, una canzone da marcia per esempio, magari battendo con un bastone a terra, le vipere (che comunque vanno rispettate in quanto parte dell’ecosistema) potranno così sentire il vostro arrivo e liberare la strada.
Nella stagione calda fate particolare attenzione anche alle zecche http://it.wikipedia.org/wiki/Ixodida , pantaloni lunghi sono consigliatissimi. Fate attenzione pure alle grotte, il Carso ne è ricco, non avventuratevi all’interno senza una guida esperta.