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Battambang – Cambogia del nord

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Battambang tra leggenda e storia

Questa piccola cittadina a nord della Cambogia, poco distante dalla frontiera con la Tailandia, è una meta da non perdere durante un tour del paese. Una notte secondo me è poco, anche perché gli spostamenti (specie se in bus) sono stancanti, due o anche tre mi sembra il giusto compromesso.

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Il centro di Battambang è carino, sto parlando degli isolati più vicini al fiume, quelli del quartiere coloniale francese, molto è rimasto del tempo, qualcosa è cambiato. Interessante vedere la stazione dei treni anni 20 con l’orologio fermo sulle 8.02 ma non è quello che mi ha fatto innamorare di questa città. Prenoto il tuk-tuk dallo stesso driver che mi aveva portato in hotel, concordo 15$ per tutto il giorno, appuntamento alle 9 del mattino successivo.

battambang

Il mio giro di Battambang comincia dal Palazzo del Governatore, realizzato nel 1830 da un architetto italiano fatto venire da Bangkok per l’occasione, non sono riuscito a trovare il nome ma mi faccio un nodo al fazzoletto per aggiungerlo. L’edificio, dichiara impronta classica e con un curatissimo giardino tutto attorno, è un gran bel vedere e di distingue nettamente dal circondario, perfetta una foto dal ponte pedonale di fronte all’ingresso.

Pik Kun, il mio driver, mi porta ad una rotonda nel mezzo della quale spicca una statua gigantesca di una divinità seduta, nella leggenda sarebbe il cuoco di un antico esercito, per qualche motivo aveva perso il suo bastone magico, oggi viene ancora adorato dalla comunità indù con numerose offerte in cibo. Il suo nome è Battambang (da lui il nome della città) e significa colui che ha perso il bastone.

bamboo train battambang

Prendiamo una strada di campagna e tra abitazioni tipiche su pali di legno, risaie, bufali ai lati della strada, ci avviamo verso il Bamboo Train. Qui ad una vecchia stazione di Polizia ci attende un ufficiale, o almeno sembra tale, che con aria altrettanto ufficiale ci presenta la particolarissima ferrovia. Pedane di circa 3 x 2 metri, realizzate in legno e bamboo, montate su carrellini metallici e dotate di un piccolo motore a scoppio, sono il vagone ferroviario. Sono solo perciò il costo è di 10$, due persone dovrebbero pagare uguale, mi siedo davanti a gambe incrociate, il motore inizia a scoppiettare e via lungo i binari più o meno paralleli.

La sensazione di correre su questa strana vettura in mezzo alle risaie è divertente, l’aria in faccia, il rumore dei binari e pure qualche scossone di troppo che mi fanno un po’ filare sulla sicurezza del viaggio… Arrivo alla stazione in circa 15 minuti dove ci sono alcuni banchetti che, come al solito, ti voglio vendere di tutto, persone simpatiche comunque, sempre sorridenti, pausa di circa 10 minuti e dietro front, via di nuovo verso la partenza. Interessante lungo il percorso il panorama dei campi di riso, alcuni ponticelli in legno, la vegetazione verso la stazione di partenza.

Di nuovo tuk-tuk, e nuovamente il panorama rurale dei dintorni di Battambang, alcuni alberi con dei fiori rossi sono uno spettacolo entusiasmante sulla strada verso il Banan Temple. A destinazione pago 3$ per il biglietto, che comprende l’accesso anche ad un’altra attrazione e mi trovo di fronte ad una lunghissima ed abbastanza impervia scalinata bordata da due lunghissime balaustre con il serpente Naga, conduce al tempio, non c’è altra via, 36° all’ombra, mi dico buona fortuna e comincio l’ascesa!

tempio battambang cambogia

Alla sommità ci arrivo con il fiatone ma lo spettacolo che si para davanti ai miei occhi è qualcosa di speciale, le cinque torri del tempio pre Angkoriano ed il panorama che si gode da quassù sulla grande pianura cambogiana sono un compenso adeguato. La sensazione è quella di armonia, tra queste pietre millenarie e le palme, intorno la foresta, dove è meglio non addentrarsi un po’ per la presenza di animali come serpenti ma soprattutto per la possibile presenza di mine, questo settore al confine con la Tailandia ne è ancora infestato.

La discesa è certamente più agevole della salita, ma comunque impegnativa a causa dell’altezza dei gradini. Tempo per godermi una bottiglia di acqua fresca (a 1000 Real pari a 0,25$) presa in uno dei tanti banchetti, ci sono ovunque ed hanno dei grandi frighi rossi poggiati a terra dove navigano bibite di ogni tipo dove ti puoi scegliere quello che vuoi.

battambang cambogia scimmia

Ancora sulla strada, questa volta verso la Tailandia, destinazione Phnom Sampeau. Il tuk-tuk di Pik Kun ha un problema al motore, mi porta a casa sua dove cambiamo mezzo e monto sul suo scooter. Pik Kun mi spiega che lui è nato e cresciuto in questa terra, mi spiega che a causa della povertà la gente ha sempre mangiato di tutto, ecco il perché dei banchetti ai lati della strada dove si vendono scarafaggi fritti o topi alla griglia, mi fermo a guardare, ma non ho il coraggio di assaggiare. Non mi sento ancora così sufficientemente local da provarci.

Alla base della montagna lasciamo lo scooter e ci avviamo a piedi. Faccio scorta di acqua, ne bevo più di 5 litri al giorno, il caldo è pesante, io non sono un atleta ed in salita sento la fatica. La prima tappa è al luogo del genocidio, questo posto racconta una storia molto triste, qui i Khmer Rossi, mi racconta Pik Kun che è voluto venire anche lui perché ci tiene a raccontarmi la sua terra e le vicende che ha vissuto in prima persona a partire dai 4 anni, hanno ucciso molte persone, in genere quelle con maggiore cultura, come insegnanti, dottori, li spingevano sino sull’orlo di una voragine e li buttavo giù da un altezza di circa 20 metri, spesso senza sprecare una pallottola, chi non moriva per la caduta veniva finito dentro la grotta e poi buttato là, insieme agli altri, in cataste di cadaveri. Dentro la grotta un grande Buddha disteso fa compagnia ad un mucchio di teschi ed ossa varie, testimonianza di un genocidio incredibile.

Esco da questo luogo con lo stessa sensazione che mi hanno lasciato i campi di sterminio in Germania, le foibe a Trieste, gli ossari della Prima Grande Guerra, perché, mi chiedo solo perché.

Ancora una salita, questa volta verso la bellezza. Sono le scimmie che escono dal bosco a darmi il benvenuto alla pagoda sulla cima del monte. Sembrano tranquille, giocano e si lasciano riprendere, Pik Kun mi ricorda di non avvicinarmi con cibo alla mano, potrebbero diventare aggressive, in effetti mentre riprendo una da vicino con la fotocamera mi mostra tutti i denti non proprio con gentilezza 🙁

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La pagoda in cima alla montagna è un pullulare di statue e decorazioni dorate, ma quello che mi affascina maggiormente è il panorama, mozzafiato, una distesa infinita intervallata da palme e canali, questo è il territorio di Battambang, questa è la Cambogia rurale.

Scendiamo, riprendiamo la moto e Pik Kun mi accompagna al mio hotel, non prima di prendere il biglietto del bus per domani, è da ricordarsi di prenderlo sempre un giorno in anticipo! Un’altra giornata in Cambogia, un altro giorno di viaggio in questo paese del sud est asiatico, un altro tassello nella mia esperienza di vita, che altro non è se non un grande viaggio.

PS. Il tour di Battambang è fattibilissimo anche con i bambini, se fa molto caldo non affaticateli e magari visitate solo un tempio. Sul bamboo train di Battambang si divertiranno come matti! Magari vedete di avere sempre dell’acqua fresca con voi e di proteggere la testa con un cappellino.

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